Dall’8 al 15 luglio 2022, venticinque giovani sardi, bosniaci, serbi, tedeschi e olandesi sono stati a Sarajevo per partecipare al progetto “Remembering Srebrenica”, uno scambio giovanile internazionale finanziato dal programma Erasmus+ e realizzato con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport). Il titolo del progetto fa riferimento al ricordo della città bosniaca di Srebrenica, dove, l’11 luglio del 1995, oltre ottomila uomini e bambini furono prelevati, uccisi e seppelliti in fosse comuni. I ragazzi sardi coinvolti nel progetto sono gli ambasciatori della cittadinanza attiva selezionati nell’ambito del progetto MOCORE (Mobilitare, Collegare, e Responsabilizzare i giovani del Centro Sardegna), cofinanziato dall’ A.N.C.I. e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per le politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, coordinato dal comune di Oniferi in partenariato con ventisei comuni del centro Sardegna e finalizzato a rendere i giovani del centro Sardegna cittadini consapevoli, responsabili ed interconnessi.
Il progetto intende informare e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della pace e dei diritti umani, attraverso il ricordo di Srebrenica e di tutte le vittime di genocidio, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, gli omicidi e gli stupri di massa in Europa e nel mondo, sviluppando il loro pensiero critico sui temi dell’identità nazionale ed etnica e del dialogo interculturale ed interreligioso.
Il primo giorno i partecipanti si sono conosciuti e hanno parlato di pace, rispetto dei diritti umani, genocidio, urbicidio, crimini di guerra e solidarietà.
Il secondo giorno i giovani hanno partecipato alla terza tappa della marcia della pace (Marš Mira), manifestazione che, dal 2005, si svolge ogni anno in memoria dei bosniaci musulmani che nel luglio del 1995, all’arrivo dell’esercito a Srebrenica, cercarono di mettersi in salvo camminando nei boschi ma rimasero uccisi durante la fuga e i loro corpi furono gettati in fosse comuni. L’11 luglio, a 27 anni esatti di distanza dal genocidio di Srebrenica, i ragazzi hanno preso parte alla cerimonia commemorativa della strage e ascoltato il racconto del genocidio direttamente dalla voce delle donne a cui, l’11 luglio 1995, portarono via mariti, figli, fratelli e nipoti. Gli ambasciatori della cittadinanza attiva del progetto MOCORE hanno consegnato i fondi raccolti tramite la donazione delle spille e dei segnalibri all’associazione Emmaus per la realizzazione del progetto “Love to mothers of Srebrenica”. Il quinto giorno i partecipanti hanno incontrato Ajna, una donna fantastica nata quasi ventinove anni fa uno stupro di guerra che oggi è un’attivista e, nel 2015, ha creato l’associazione “Forgotten children of war”, per raccontare al mondo le conseguenze della guerra e supportarne le vittime. Successivamente i giovani hanno esternato, con l’ausilio della scrittura, le loro sensazioni, emozioni, sentimenti. Gli ultimi due giorni sono stati dedicati alla visita al tunnel della speranza, che, durante la guerra a Sarajevo, rappresentò l’unica via di salvezza per la città assediata, l’analisi dell’informazione sul genocidio di Srebrenica veicolata dai quotidiani nazionali e regionali dell’epoca, la promozione delle musiche, i piatti e le danze bosniache, sarde, tedesche, olandesi e serbe e la valutazione finale.
“L’essenza di questo scambio, così diverso da tutti gli altri, è nei chilometri percorsi, nel tempo e nello spazio, da Maravinjci a Potočari-affermano gli organizzatori- è nelle lacrime e negli occhi dei sopravvissuti e di queste madri e nel loro coraggio di andare avanti, restare e perdonare. Dovremmo ricordare Srebrenica sempre, non solo l’11 luglio”